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Comunicazione di marketing

La debolezza del dollaro spinge l'oro su massimi storici

12 agosto 2020

 

L'oro fa scattare due segnali importanti

A luglio il mercato rialzista dell'oro ha fatto scattare due segnali importanti. La vivacità del mercato è impressionante: ha oltrepassato la soglia di 1.800 dollari l'oncia, toccando il massimo storico di 1.921 dollari. Questi prezzi erano stati fissati dieci anni fa come livelli di resistenza tecnica.

Il secondo segnale importante del mese è stata la nuova debolezza del dollaro statunitense. L'andamento fiacco del biglietto verde è un segno distintivo di quasi tutti i mercati rialzisti dell'oro. In questo ciclo, tuttavia, il prezzo del metallo giallo è finora aumentato in un contesto di dollaro stabile. Il grafico che segue mostra come lo U.S. Dollar Index (DXY)registri un andamento rialzista dal 2011. Il dollaro, tuttavia, è calato per tutto luglio, con una caduta verticale verso fine mese, e sembra aver interrotto la propria tendenza a lungo termine. È possibile che questo sia l'inizio di una fase ribassista per il dollaro. In tale contesto, l'oro ha sfiorato la soglia di 2.000 dollari l'oncia raggiungendo un massimo intraday di 1.983 dollari il 31 luglio e ha chiuso il mese a 1.975,86 dollari l'oncia archiviando un guadagno mensile di 194,90 dollari (10,9%).

Lo U.S. Dollar Index interrompe il proprio trend quasi decennale di sostegno dell'oro (2011-2020)?
U.S. L'U.S. Dollar Index interrompe il suo trend quasi decennale di sostegno al mercato dell'oro (2011-2020)?

Fonte: VanEck, Bloomberg. Dati del 31 luglio 2020. Le performance passate non costituiscono una garanzia di risultati futuri.

Le società estrattive aurifere (soprattutto le junior) mantengono un buon posizionamento

Le azioni aurifere si sono mosse al rialzo in quanto la stragrande maggioranza delle società che hanno pubblicato i risultati del secondo trimestre hanno soddisfatto o superato le aspettative. Sono stati inoltre indicati i costi connessi all'epidemia di Covid, in base ai quali emerge che il settore è riuscito ad affrontare molto bene le questioni operative legate all'emergenza. Ad esempio, Agnico-Eagle che produce circa 1,7 milioni di once di oro (approssimativamente il 4,7% del patrimonio netto a fine luglio) è stato il più colpito dalle misure di isolamento dovute alla pandemia. I costi sostenuti per l'interruzione temporanea dell'attività estrattiva sono stati complessivamente pari a 22 milioni di dollari, mentre la liquidità generata dall'operatività ha totalizzato 162 milioni di dollari. In prospettiva, in base ai risultati finanziari della società relativi al secondo trimestre 2020, Agnico-Eagle segnala che i protocolli Covid graveranno per 6 dollari l'oncia, il che fa aumentare i propri costi di meno dell'1%. Nel mese, il NYSE Gold Miners Index (GDMNTR)ha guadagnato il 14,4%, mentre il MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJTR)è progredito dell'19,8%.

Le società junior sono una categoria di società poco rappresentate nei fondi passivi. Sono società che posseggono miniere in diversi stadi di sviluppo, ma che ancora non producono oro. La nostra strategia attiva sull'azionario aurifero investe nell'intera gamma di società e detiene attualmente titoli di 22 società junior che rappresentano all'incirca il 26% del suo patrimonio netto a fine luglio. Queste società hanno sottoperformato da quando l'oro ha rotto gli argini, a giugno 2019, una tendenza che è in netto contrasto con quanto accaduto nei passati mercati rialzisti in cui le junior hanno iniziato a sovraperformare le sorelle maggiori con più largo anticipo. Nel secondo trimestre e fino a luglio, le società junior hanno finalmente ingranato la marcia. Da inizio anno, sette delle nostre junior hanno guadagnato oltre il 100%. Non ci aspettiamo ribassi perché le azioni erano estremamente sottovalutate e molte delle società in portafoglio hanno annunciato risultati incoraggianti sul fronte delle trivellazioni e nuove scoperte che creano valore a lungo termine. Gli investitori, inoltre, sono tornati a scommettere sul settore junior, consentendo alle società di reperire 1,5 miliardi di dollari quest'anno. Secondo RBC Capital Markets, il secondo trimestre è stato il più brillante dal 2012 sul fronte della raccolta di capitale proprio.

L'oro a 2.000 dollari non è solo dovuto alla pandemia

L'oro ha sfiorato il livello di 2.000 dollari l'oncia prima di quanto avessimo previsto e crediamo che, tutto considerato, ci vuole più della pandemia per superare questa soglia.

  • Ripresa più lenta – Nel mese di luglio due funzionari, un governatore e il presidente della Federal Reserve (Fed) hanno ammonito che la ripresa economica sarà una strada lunga e tortuosa. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono rimaste invariate per otto settimane, intorno a 1,4-1,5 milioni. Confrontiamo questi valori con quelli della crisi finanziaria globale del 2008, quando le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione scesero a 587.000 nello stesso arco temporale, diciassette settimane dopo il picco della recessione. JPMorgan ha dichiarato di prepararsi ad affrontare un tasso di disoccupazione che resterà a doppia cifra fino all'anno prossimo e una ripresa più lenta del prodotto interno lordo rispetto alle previsioni formulate dagli economisti della banca tre mesi fa.
  • Deficit, debito e insolvenze – A giugno il disavanzo del bilancio Usa è stato di 863 miliardi di dollari, tanto quanto l'intero gap registrato nel 2019. Con il nuovo progetto di legge attualmente al vaglio del Congresso, il deficit annuo potrebbe superare 4.700 miliardi di dollari. Questo si aggiunge ai disavanzi record registrati prima della pandemia.
    Anche il debito societario ha raggiunto un livello senza precedenti e molte famiglie affrontano difficoltà finanziarie. I tassi d'interesse estremamente bassi degli ultimi vent'anni hanno incoraggiato l'accumulo di debito pubblico e privato non produttivo. Ciò ha alimentato la nascita di colossi industriali e ha consentito il proliferare di società "zombie" (ossia, imprese che realizzano utili inferiori ai costi del proprio servizio del debito). A farne le spese sono state le start-up, l'innovazione e la creatività. La conseguenza è bassi di livelli di produttività che indeboliscono sempre di più i processi di ripresa. Il Wall Street Journal segnala che le maggiori banche statunitensi hanno accantonato 28 miliardi di dollari, finalizzati a coprire le perdite generate da consumatori e imprese quando cominceranno a essere insolventi.

Cosa potrebbe spingere i prezzi dell'oro ancora più in alto?

La pandemia ha creato nell'economia uno shock deflazionistico e il forte accumulo di debito a partire dalla crisi del 2008 frena la produttività; ciò potrebbe significare che l'economia crescerà a ritmi modesti per i prossimi decenni. Tassi reali negativi, rischi che continuano a mettere a repentaglio il benessere economico e la debolezza del dollaro sono i fattori che nei prossimi anni potrebbero, a nostro avviso, spingere l'oro a 3.400 dollari l'oncia. Questa potrebbe essere una stima prudente visto che le quotazioni dell'oro sono salite del 180% dai minimi della crisi del 2008 (). Diversi scenari potrebbero far muovere i prezzi dell'oro al rialzo rispetto ai livelli attuali:

  • Crollo sistemico, con i mercati finanziari sopraffatti dalle emissioni di debito.
  • Un ciclo inflazionistico provocato da: a) migliaia di miliardi di dollari USA, euro, yen e yuan pompati nel sistema finanziario globale b) governi che consentono all'inflazione di alleggerire l'onere del debito c) attuazione di misure di moderna teoria monetaria o di altre tipologie di emissione di moneta per finanziare la spesa pubblica senza collocare debito sui mercati.
  • Crisi del dollaro USA – L'America sta facendo i conti con deficit, politiche divisive, tumulti sociali e un deterioramento delle relazioni internazionali di portata storica. È possibile che anche altri paesi abbiano problematiche simili, ma questi non controllano la valuta di riserva mondiale. Dagli Stati Uniti ci si aspetta uno standard più elevato e una crisi di fiducia potrebbe penalizzare fortemente il dollaro.

Alcuni potrebbero essere restii a credere a queste audaci previsioni. Riteniamo, tuttavia, che mai come oggi assistiamo a un allineamento dei vari fattori trainanti dell'oro. Consideriamo anche la dimensione relativa dell'oro nei mercati finanziari. Nella storia, a livello mondiale sono state estratte 200.000 tonnellate di oro, virtualmente tutte potenzialmente disponibili sul mercato. Un prezzo dell'oro a 2.000 dollari l'oncia genera un valore di mercato di 12.900 miliardi di dollari. Per contestualizzare questa cifra, si pensi che i mercati azionari, obbligazionari e valutari globali valgono, ciascuno, 100.000 miliardi di dollari o più. Uno spostamento relativamente modesto di capitali da questi mercati potrebbe far lievitare il prezzo dell'oro per molto tempo.

Inoltre, a fine luglio il valore di mercato del settore aurifero globale ammontava a circa 530 miliardi di dollari. Alla stessa data, il valore di mercato della sola Alphabet Inc. era di 1.000 miliardi di dollari. L'estrazione aurifera è un settore relativamente piccolo che, oltre ad avere un effetto leva sul prezzo dell'oro, attiva un fattore di scarsità quando la domanda del mercato è elevata.

1Lo U.S. Dollar Index (DXY) indica il valore internazionale generale del dollaro statunitense attraverso una media dei tassi di cambio tra il dollaro Usa e sei principali valute mondiali.

2Il NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR) è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato modificata che comprende società quotate in borsa operanti principalmente nel settore dell'estrazione dell'oro.

3L'MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJTR) è un indice basato su regole ponderato per la capitalizzazione di mercato modificata e rettificata per il flottante che comprende un universo globale di aziende quotate in borsa a piccola e media capitalizzazione, che generano almeno il 50% dei propri ricavi dall'estrazione di oro e/o argento e possiedono beni immobili che una volta sviluppati hanno il potenziale di generare almeno il 50% dei ricavi dall'estrazione di oro o argento, ovvero investono principalmente in oro o argento.

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